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lunedì 9 marzo 2015

Phnom Penh.. Gli assurdi e paradossali orrori che la Cambogia porta con se

È tempo di risalire per la prima volta da un bel po' di tempo a questa parte verso nord.
Ho iniziato a scendere a Irsutsk, in Russia, sulle rive del lago più profondo e ricco di acqua al mondo, un vero e proprio mare siberiano: il lago Baika. Era inizio novembre 2014 e da allora anche nella mia traversata ne è passata di acqua sotto i ponti.
Soprattuto sotto i ponti del grande fiume Mekong, che ho conosciuto subito nel suo delta in Vietnam, dove muore, ma non muore.
Così lo sto andando a trovare, risalendolo nel suofluttuare sensuale e generoso, in Cambogia e poi tra le 4000 isole del Laos, su fino alla mistica Luang Prabang, per poi iniziare a scendere con lui fino in Thailandia. Ma prima devo per forza fare una tappa lontano dalle acque, nella capitale Phnom Phen, nell'area dove meno di 50 anni fa è scorso più sangue che acqua.

Nella risalita verso nord non posso non notare le tipiche case cambogiane, spesso di colori vivacissimi, alcune più strutturate, altre in semplici tavole di legno e materiali 100% naturali, ma quasi tutte palafittate!




Basta uno stop per controllare il GPS o idratarsi che si scopre qualche particolare che non si era notato guidando.. Come questa artigiana intenta a dipingere nuove statue, presto sacre.


Arrivo a Phnom Phen quando ormai è il tramonto, in perfetto orario. La città è più grande del sperato e faccio fatica a trovare il "centro" solo l'indicazione di un gentile biondino in scooter, dall'aria anglosassone ma allo stesso tempo da residente, mi salva dal labirinto del traffico indirizzandomi verso la retta via.

Finalmente vedo il monumento all'indipendenza dalla Francia, ottenuta nel '53. Lui è li in mezzo a una grande rotondo circondato da imponenti bandiere che portano i colori del Laos, e a tutta l'aria di chi 60 anni fa era circondato da ben altro che una rotonda e intrighi di cemento e macchine chiassose.
Un ragazzo francese mi indica un ristorante che ha nascosti all'interno dei bei dormitori spaziosi da 6$ a notte. È oro di spolverarmi, nel vero senso della parola, e dare al mio corpo un po' di riposo.


Mi sveglio e so che mi aspetta una giornata pesante. 
Non per i soliti chilometri da macinare, i tir in contromano da evitare e la polvere, sarà pesante perchè saprò molto di più riguardo una storia che tutto il mondo dovrebbe conosce molto bene

La storia di Pol Pot.


Faccio 20 minuti con la mia moto in uscita dalla città, seguendo il via vai sistematico di tuk tuk pieni di turisti che percorrono la mia stessa via in entrambe le direzioni.

Infine eccomi sono nel countryside fuori dalla capitale, a metá anni '70 per arrivarci con i camion ci volevano 30 minuti, ora 10 minuti meno con molto molto più traffico.

Sono a Choeung Ek, 
Ovvero il più grande centro del genocidio cambogiano.

Qui sotto il regime di Pol Pot, nell'ideologia farneticante di un "comunismo agricolo", sono morti (si stima) tra i 700.000 e i 1.800.000 civili innocenti, uccisi unicamente con la colpa di essere nati nel momento e posto sbagliato.

Le stragi, a differenza dell'olocausto, avvenivano con strumenti di morte rurali, senza strecare pallottole, a volte bastavano delle foglie di palma particolarmente taglienti per raggiungere il risultato.


Nel '76 la capitale Phom Phen era sovraffollata, superava il milione di abitanti. Pol Pot e i khmer rossi riescono a salire al potere attuando subito severissime leggi di comunismo estremo. 
La capitale viene piano piano svuota, gli abitanti deportati sui camion fino alle cascine comuni. Alcuni venivano messi ai lavori forzati per far aumentare le quantità di riso prodotte, 
altri uccisi subito.

Molte persone senza colpe sono state costrette con la violenza e le torture persistite a sottoscrivere crimini non commessi.
È pensare che Pol Pot arrivava da famiglia benestante, frequentatrice della casa reale. Aveva anche vinto una borsa di studio e studiato radioingegneria a Parigi. Ma è proprio in Francia che sono iniziate a crescere le sue idee di Marxismo estremo, uno stato contadino, un mondo in cui tutti sono alla pari (completamente ignoranti), a parte lui Pol Pot a governare in un alone di mistero sulla sua identita.
Viene sterminato chiunque fosse minimamente dotto o semplicemente chi portava gli occhiali, compresi gli amici di studi di Pol Pot, gli insegnarti che all'inizio avevano condiviso con lui questi ideali rivoluzionari e la sua famiglia che paradossalmente son sapeva neanche che fosse proprio lui a celarsi dietro a questo Nick name. 
Governava circo dato da un esercito di adolescenti presi dalle campagne e indottrinati, plasmati, quel tanto che bastava, assicurandosi la loro fedeltà con cibo e un lavoro sicuro, roba rara all'epoca in Cambogia.

Camminando si incontrano le fosse comuni di questo campo. 80 di 120 sono state aperte e svuotate e oggi sono dei crateri sempre meno profondi. Ma è un continuo sorgere di nuove ossa, denti, indumenti, soprattutto nella stagione delle piogge.


I reperti, con costanza, vengono raccolti in teche dagli addetti del parco, che allapparenza sarebbe un piccolo paradiso di pace dei senti, con uccellini fischiettanti, piante fiorite e fa frutto e un piccolo laghetto.


Più avanti si due alberi tragicamente storici: L'albero pieno di braccialetti è quello dove i neonati venivano uccisi semplicemente prendendoli per i piedi e scaraventandoli verso l'albero davanti agli sguardi delle loro madri, prossime a una fine altrettanto tremende.


Poco più in la un altro grande albero ospitava le casse che diffondevano la musica per coprire le urla di queste stragi che avvenivano sempre e solo durante la notte.

I Khmer rossi hanno praticamente sterminato in 3 anni tutta la popolazione risiedente all'epoca in Phnom Penh. 


Qui sotto la casetta che i Cambogiani credono dia ospitalità agli spiriti inquieti e qui ce ne devono essere parecchi.


Finito in giro dei campi si torno verso l'ingresso. Qui è stato costruito il memoriale, per non dimenticare. A differenza di Auschwitz qui spronano a fare foto, a farla farle vedere. Parlarne.
Io preferisco risparmiavi i particolare qui dentro ci sono piani e piani di teschi chiaramente bucati e fracassati con strumenti rurali quando erano parte di un corpo ancora vivente. 
Nel primo livello mostrano gli strumenti che sono stati utilizzati.





Uscendo, rimetto la scarpe, faccio un sospiro lungo per riprendere ossigeno.
Ritorno un po'in mezzo alla piante in fiore pensando a che cose straordinaria riesce a creare con la pazienza e l'adattamento la natura e quando in fretta riesce a fare azioni orribili e totalmente insensate l'uomo, distruggendo quando di bello ci regala la natura senza chiedere niente in cambio. Distruggendo se stesso, in questo caso pazzesco addirittura i proprio connazionali innocenti in una dei genocidi più grandi mai ricordati.

Ah non c'è "lieto fine". O per lo meno il lieto fine è sono per Pol Pot. Nel 1979 quando ormai tutta la capitale e praticamente 1/4 di tutta la popolazione cambogiana era stata uccisa selvaggiamente da questi pazzi.. un esercito vietnammita di 200.000 soldati è riuscito a entrare in Cambogia e mettere in fuga nelle foreste verso la Thailandia i Khmer rossi e Pol Pot. Ma la beffe è che ufficialmente per gli organi internazionali Pol Pot sarebbe continuato a essere al potere (anche se solo sulla carta) anche nel quindicennio successivo con il nome di Partito della Kampuchea Democratica e durante le stragi è riuscito persino ad ottenere un seggio alle Nazioni Unite e finanziamenti!!
Pol Pot negli anni '80, libero, si è risposata e di è goduto vecchiaia e nipotini. Sono nel 1997 ultraottantenne è stato messo agli arresti domiciliari. Una storia davvero inquietante e incredibile anche ben oltre la sua fine.

Spero esista una giustizia divina.


Vabè debbo distrarmi un po'. Inforco la mia Honda e torno in direzione del monumento dell'indipendenza li affianco c'è in palazzo reale, dove Pol Pot gironzolava da ragazzino ospite della prestigiosa famiglia.


Il complesso è un visita piacevole. Se si è fortunati si può trovarsi in mezzo a colorati e piacevoli turisti asiatici attenti a nascondersi dal sole. Ma le flotte di fastidiosi turisti occidentali non mancano mai.


È bello fermarsi a osservare la cura con cui vengono manutenzionati giardini e strutture.






Se si è ancora più fortunati all'ora giusta ci si trova in compagnia di ancora meno turisti e magari qualche monaco e l'atmosfera e le sensazioni di dove ci si trova cambiano sensibilmente



Mi godo questo momento, sentendomi per l'ennesima volta estremamente fortunato, quasi sfacciatamente se si guarda un attimo il mondo e il tempo in una scala più larga e pensateci un attimo se non lo avete mai fatto, lo siete anche voi.















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