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venerdì 20 marzo 2015

LAOS, IN VIAGGIO CON I MONACI BUDDHISTI TRA 4000 ISOLE D'ACQUA DOLCE

Il lungo viaggio via bus dalla Cambogia mi porta in territorio Laossiano, tra le 4000 isole sul Mekong: "campo base" l'isola di Don Det.
Simpatico il siparietto in frontiera. Fanno scendere tutti dal bus e ti portano al caldo in una specie di bar di bambù, da un tipo isterico. Il tipo millantando pericoli e possibili rallentamenti alla frontiera ci comunica che ci prenderà sotto la sua ala e penserà a tutto lui.. Per ogni stato di appartenenza ci dice il prezzo del visto (stranamente sempre un po' più alto di quanto ci si era informati su internet..) Per chi non ha la foto: 5$ in piú.
Prezzo da pagare per chi se la rischia affrontando il controllo per i fatti propri: se in ritardo verrà lasciato li dal pulman.

Io, sentendomi già in credito con la fortuna per la super vendita di ieri della moto, non me la sento di rischiare. Un gruppetto di 7-8 va invece per i fatti proprio.
Risultato finale? Chi è andato da solo ha risparmiato 10$ rispetto agli altri e ha fatto anche molto più in fretta.


Dopo il pulman, ormai al buio, arriviamo con delle barche ballerine, che partono tutte contemporaneamente (forse per essere pronti a salvare eventuali affondati).
Qui faccio gruppo improvvisato con Thibaut, un ragazzo francese, e Mati una ragazza svizzera di origine Srilankiana. In modo da spendere tutti meno. Troviamo un bungalow per tre con ventilatore, contrattiamo per limare ancora un po' il prezzo probabilmente più basso dell'isola.


Ci svegliamo sicuramente un po' più accaldati e appiccicosi di tanti altri, ma un po' meno poveri del previsto, e pronti ad esplorare!



Ci informiamo un po'.. esistono bellissimi e costosi tour in barca e tour full day in canoa, alla scoperta di cascate e delfini..

Da buoni backpackers con le pezze al culo noi noleggiamo tre biciclette.

Abbiamo scoperto che ci sono quattro isole collegate da ponti e percorribili su stradine.. fino alle cascate! E in fondo all'ultima isola forse si possono anche avvistare i delfini!

La bici costa poco più di 1 Euro al giorno, meno di 1/10 del tour in canoa organizzato.

Acqua e mappa e si va!



Impattiamo subito con la bellezza tipica della natura di questa zona.. un enorme fiume tranquillo, pieno di isole, bei fiori..



C'è anche un isolotto lungo e stretto su cui hanno portato, non si sa come, le vacche a pascolare.


Poi passati non più di tre ponti e altrettanti kilometri.. la natura ci regala un cambiamento repentino e spettacolare della sua forma. Il tranquillo fiume diventa torrente tra i canyon, le tenui deviazioni create dalle isole..si trasformano in cascate!




E, incredibile ma vero, dopo le spettacolari cascate c'è anche una spiaggia!!
Ma che regali ci fai mondo?? Quanto ti hanno fatto bello e magico??


Continuano le nostre perlustrazioni, che ricordo, sembra paradossale, ma ogni singolo habitat in tutte queste foto si trovo nel bel mezzo del Mekong, ossia un fiume.. una cosa mai vista! 

Ritorniamo su una della due isole più grandi. Cerchiamo di tagliarla in un sentiero nel suo "entroterra". 
L'obbiettivo, seguendo la mappa, è arrivare nella punta finale dell'isola. Li, se siamo fortunati, potremmo osservare i delfini d'acqua dolce.

Ma è propro qui.. nel bel mezzo del caldo.. lontani dalle rive.. dove ti sembra anche più paradossale che siamo in un'isoletta in mezzo a un fiume.. 

che vedo loro.


Nelle loro bellissime tuniche completano le sfumature di marroni e arancioni, del panorama che li incornicia. Come delle opere d'arti viventi e mobili.


Creo e sento subito il filing speciale con loro.. Come già mi era successo in passato. Come con i monaci tibetani in visita a NY che mi avevano regalato un ciondolo (che ancora porto con me) o come con il guardiano del bellissimo monastero buddhusta, in cima alle montagne mongole, che mi aveva permesso di scattare foto all'interno, compreso un bel selfie con lui e il suo gatto.


Thibaut ha la giusta intuizione di seguirli in una deviazione a sinistra (abbandonando momentaneamente il nostro piano di andare a cercare i delfini).


Pedinandoli ci ritroviamo alla riva opposta dell'isola (rispetto alle altre cascate) e anche qui il confine diventa "torrenteggiante" e canyon. 

Li seguiamo su un ponte tibetano che porta su un'altra isoletta.



A questo punto, i miei compagni di strada europei trovano una bella pozza, in cui spiaggiare come ipopotami e ripararsi dall'afa. Sono molto soddisfatti così.


Ma io, chiedo scusa, ma ho l'impulso irrefrenabile, nonostante il caldo la stanchezza e tutto, di continuare a seguire i monaci.


Alla fine la mia tenacia viene premiata, mi portano in un vero paradiso per tutti i sensi.


A sorpresa anche uno di loro si concede un vizioso selfie.


Arrampicarsi fin la su è un'impresa non da tutti, sulle pietre scivolose. 


Io trovo un percorso alternativo, parallelo, tra i cespugli pungenti e le pietre ardue, ma per lo meno asciutte


Alla fine eccomi qua!


Anche io, come loro, ho il mio meritato sefie, con i bro arancioni in cima alla cascata!

Nel frattempo Chang inizia una meditazione


E le gare di tuffi, in desabilie tibetano, sono uno spettacolo




Lascio gli amici monaci, a cui ho promesso di mandare per e-mail alcune foto, e torno dai due ippopotami "francese-parlanti".


Rincalziamo le bici e ci dirigiamo seguendo la strada alternativa esterna verso la punta dell'isola. 
Ma ci aspetta una amara scoperta, dopo una lunga discesa (da risalire al ritorno) ci troviamo un ponte crollato. Strada finita. E visto l'orario e la salita che ci aspetta... giochi finiti.

Ma ci aspetta anche una piccola ricompensa alla nostra testardaggine.. Vediamo uscire qualcuno mimetizzato tra la vegetazione e tornare verso il sentiero battuto. "Imbraccia" qualcosa.. È un serpente. Ma non come il pitone adomesticato sulle isole "cugine" vietnammite presenti nel delta di questo stesso fiume..
Questo è un serpentello selvaggio, incazzoso e da quanto ci fa capire lui, velenoso.


Gli blocca il muso annodandogli un filo verde. Nel frattempo fa un paio di telefonate. Arriva in pochi minuti un uomo in motorino: Il compratore. 
Il serpente verrà probabilmente ulteriormente venduto a un ristorante che lo cucinerà a caro prezzo per qualche turista.


Simpatica la scena finale: gli mette la testa in un sacchetto e arrotola il corpo intorno alla manopola sinistra nel motorino  e se ne va.

Ci guardiamo in faccia. Pensiamo che dopo questa i delfini possiamo lasciarli ai turisti.

Torniamo indietro in un percorso alternativo sul lato dell'isola che non abbiamo ancora percorso.
Bello vedere i giochi dei bimbi e ragazzini sul nostro percorso, accompagnarci al tramonto






E se cercavo un finale, basta chiedere.. Ecco di nuovi i monaci per un saluto metaforico, tornare in barca verso il loro monastero e il sole che si fa una palla di fuoco.



Ho voluto la bicicletta? È VERO. E io pedalo.





















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