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sabato 11 gennaio 2014

LAMU, con gli asini nel box

Seconda tappa kenyana dopo il creek di Kilifi è stato l'artcipelago di Lamu.
Con Sara, Filippo e il piccolo Leone abbiamo deciso di trascorrere qui, nel estremo nord della costa kenyana, vicino alla Somalia, i giorni che attendevano il Natale.

Lamu è un bellissimo arcipelago che ospita la omonima città, Lamu town, la più antica città popolata di tutto il Kenya. Sull'isola in una settimana io non ho visto nessun mezzo di trasporto a motore al di fiori della barche. Si raggiunge solo in nave, o solo recentemente anche con aerei, ma sull'isola di Manda, che è parte dell'arcipelago.
Noi abbiamo optato per la soluzione low cost: pulman notturno con posti strettini che si fa tutta la costa keniana fino a Mokawe. Da li lancia per Lamu. Partenza al buio e arrivo con le prime luci dell'alba. Da li un'altra barchetta per arrivare a una seconda città sull'isola di Lamu: Shella.










A Shella ci attendeva un operatore locale del WWF che a Lamu, patrimonio mondiale dell'UNESCO, porta avanti un progetto di salvaguardia della fauna marina e controllo delle tecniche e dell'organizzazione della pesca. Un'altra operatrice del WWF, conosciuta a Kilifi, ha fatto il gesto non comune di metterci a disposizione la sua casa a Lamu mentre lei era via per le ferie natalizia. L'accoglieza è stata da film, o quantomeno da documetario. Benvenuti a Lamu!


Shella è una piccola città, ramificata in piccole viette in terra rossa. Come dicevo non esistono mezzi terrestri a motore. Davvero per tutto il soggiorno non ne ho visti. E a esclusione di qualche bicicletta i veri protagonisti di questa isola, inossidabili, sono gli asini!
Li vedi ovunque. Cavalcati abilmente come fossero scooter ecologici tra le viette, a riposo in recinti, legati negli angoli, o liberi in giro con tanto di piccolo al seguito.









Tra le mille viuzze di Shella è facile perdere l'orientamento. E' facile trovare negoziettii locali, in cui prendere qualcosa da bere, piccole gallerie d'arte o d'artigianato. Ma in un modo o nel altro anche seguendo la scia dei venditori di  jumbo si arriva facilmente al mare. I jumbo sono grossi gamberi per cui è rinomata questa zona. Li vendono appena pescati, o in secchi più o meno refrigerati in giro per le strette stradine per la città. O puoi trovarli comodamenti già cucinati in tutte le salse nel ristoranti turistici.
 Passeggiando sul lungo mare si trovano vari punti d'attracco per le lance e i più storici dhow a vela, con capitains molto motivati a riaccompagnarti a Lamu town, nella vicina isola di Manda o in safari per giornate in barca in giro per l'arcipelago a scoprire le spiagge più belle e a fare snorkeling.
Ma finito il lungomare abitato di Shella inizia la pace, un vero e proprio paradiso di kilometri di spiaggia infinita e mare invitante.

    


Tutto l'arcipelago è popolato in gran prevalenza da mussulmani. Il particolare la città di Shalla. E' facile incontrare flotte di bambine con veli variopinti, adorabili ma ben addestrate a non farsi fotografare!
Tutte le case di un certo rango hanno bellissime porte in legno massiccio, e tutte dalle più antiche alle più moderne seguono uno stile tradizionale. Speso le case hanno un pre-ingresso coperto, con delle eleganti panche ricavate nel muro delle case che rendono le entrate molto ospitali, con uno stile semplice ma dal sapore arabeggiante. Sono spesso presenti anche delle conche d'acqua. Noi pensavamo per pulire i piedi prima di entrare.. ma in alcune era scritto "per far bere gli asini". Il dubbio è rimasto.
Da Shalla normalmente si arriva a Lamu town in barca, i locali la fanno costeggiando il mare, sfidando la marea. Esiste però anche una strada più interna che collega le 2 città, dicono un tempo predata dai briganti. Noi l'abbiamo fatta. Un signore locale ha deciso di accompagnarci fino a metà strada per non farci perdere nei bivi del deserto. A metà c'è un lodge per backpackers, chip se si ha la propria tenda, ma lontano da tutto.
Dopo 20 minuti eravamo a Lamu town.

Lamu rispetto a Shella è molto più caotica, sul lungomare i capitani sono ancora più numerosi e agguerriti nel proporti i loro servizi turistici. Se ti infili nella città iniziano una miriade di stradine, se possibile ancora più strette che a Shella.

    


Anche a Lamu town è facile imbattersi in moschee, laboratori di artigianato e arte,e sartorie che lavorano le pregiate stoffe per cui Lamu è rinnomata.


     


Ma è impossibile andare via da questo arccipelago senza aver fatto un safari in mare.
 Così ci siamo organizzati per una gita in Dohw, una barca tipica, con una bellissima vela triangolare chiamata tanga, appunto.
Il safari strappato contrattando a 2000 shellini a testa, circa 18 euro. Si era in compagnia di Thomas un simpatico tedesco appassionato di immersioni e due insegnanti che arrivavano dal Somaliland, una americana e l'altra cinese.
Il safari comprendeva un giro esplorativo  per l'arcipelago, attrezzatura per snorkeling, pranzo con ricette locali cucinato a bordo e relax finale in spiaggia scelta in base alle situazione delle maree. Aspettative soddisfatte alla grande!

     

 

Le immagini si commentano da sole. Davvero una bella giornata. Al ritorno scarseggiava la benzina nel serbatoio e così non ci siamo fatti mancare un po' di navigazione sportiva, con tanto di bilanciamenti laterali per mantenere corretto l'equilibrio della barca!

 


Da qui in poi, chi mi segue sa com'è andata. Trovate la continuazione dalla storia a Lamu in un post precedente.. che racconta l'ultimo giorno (per il momento) a Lamu, ovvero la vigilia di Natale!


Tutte le foto a Lamu, comprese le foto della casa e le foto sottomarine: nell'album su Facebook: