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sabato 21 febbraio 2015

I paradisi nascosti nel Delta del Mekong

Da Ho Chi Min ci spostiamo in un'altra storica zona Vietnammita, ormai i kilometri dalla Cambogia sono davvero pochi: arriviamo nel delta del fiume Mekong





Qui è famosa una serie di piccolissime isole collegate ai due estremi del grande delta da un ponte imponente. Una delle isole ha una strada che permette di scendere anche in macchina, un'altra isola al massimo in moto, le altre due isole solo via barca.

Scendendo dal ponte nell'isola più grande ci se rende subito irreparabilmente conto dell'esplosione della natura su queste strisce di terra fertile. 

Si vedono subito floride piantagioni di papaia, banane e manghi. Mi sale subito la colina in bocca.



Bart vede un ufficietto turistico sulla strada "principale"che taglia l'isola. Scopriamo che organizzano un tour comprensivo di giro in carrozza, in canoa nell'insenatura, piccolo creek semi stagnante dell'isola e da li un'altra barca più grande porta sull'altra isola, a vedere la gente che gioca al bar ecc.. somma bello però ci sembra un programma un po' da sposini, già che abbiamo le moto lo bisfrattiamo. Però ci da la utile indicazione che li di fianco c'è una guesthouse per pochi soldi.

Iniziamo la nostra esplorazione home made.

Arrivati alla fine dalla strada asfaltata molliamo li le moto e ci incamminiamo in un sentierino. Porta al porticciolo dove partono alcune delle barche più grandi. C'è anche un gazebo con una vecchietta che ci vende un dragon fruit e ci regala un ananas.

Guardando il GPS proseguiamo alla ricerca della punta finale dell'isola, ma ci rendiamo conto che sono tutti appezzamenti e giardini di case private.

Incrociamo un ragazzo. Inizialmente ci saluta solo al nostro passaggio.. poi mentre gli ripassiamo davanti ci invita a bere un thè al miele. Accettiamo.

Scopriamo che il miele è prodotto direttamente da lui!
Ha una casetta delle api. dice che sono "friendly", amichevoli, e non serve usare protezioni. Tira fuori dalla casetta un telaio pieno di apine al lavoro. Lo scuote un attimo per creare uno spazio e ci dice di metterci il dito e tirare su un po' di miele.
Lo facciamo, buonissimo. Ci fa tenere anche il telaio in mano


Anche il thè al miele è altrettanto divino.

Ci portano un vassoio con banane parzialmente essiccate e glassate al miele e un "vino di banana" locale. Fortino ma buono!

Il "vino" però costa troppo, invece prendiamo un sacchetto di banane essiccate. Ci sembra il minimo..

 Il giardino in cui ci ha portati a degustare ha qualcosa di magico.. è immerso tra fiori variopinti e trasmette una sensazione di pace paradisiaca.
Ci sono uccellini bellissimi, alcuni liberi in giro altri in comode gabbie.

E come tutti i paradisi che si rispettino..


si presenta con un altro "amico di famiglia", anche lui dice friendly. Sperem..

Un affettuoso pitone di 2 anni.


Tentiamo, fallendo, di piantare la tenda in questo eden vietnamita che ha evitato per un soffio le troppo ingombranti rotte turistiche, che lo corromperebbero.

Prima di congedarci ci invitano a fare un giro della serra. Scopriamo così il main business di questa struttura: le orchidee

Tra cui le profumatissime orchidee vaniglia






Passiamo all'altra isola, alla ricerca del Coconut's temple di cui ci hanno parlato in all'ufficio turistico. Scesa la rampa, riservata alle dueruote, ci inoltriamo nel divertente sentierino che percorre la seconda isola.


il panorama di fiori spontanei sul sentiero è da fermarsi ogni 50m ad ammirarli




Entriamo questa volta nella parte più turistica


Il tempio è un po' una delusione. Il cocco non l'ho visto. E faceva un po' l'effetto vecchio lunapark che ormai a chiuso i battenti.

Gli ho dedicato qualche scatto solo perchè stavano lavandolo, e mi sembrava un evento



Qualcuno gli dedica comunque ancora le offerte. Noto che qui è usanza offrire una sigaretta alle divinità


Avevano letto che l'isola aveva una buona e particolare cultura culinaria. Il ristorante era un po' turistico, il menù non da tutti. 
Alla fine puntiamo sul coccodrillo. Sa di pollo.


Torniamo nell'altra isola e dato che si avvicina il calare cerchiamo di raggiungere in tempo l'estremo opposta rispetto all'eden. 
Sarà un inferno?

Non ci andiamo tanto lontano.. Ci accolgono 3 cani inferociti e un padrone burbero per niente ospitale. 
Bart, a cui è rimasto un filo di sale in zucca, gira i tacchi sgommando e mi lascia li. 
Io che ho visto quella palla di fuoco scendere.. non posso andarmene senza aver raggiunto l'estremo dell'isola. Spengo la moto e cerco di far capire a gesti che voglio andare a fare una foto. Si, attraversando il giardino privato.. e lo faccio.

Alla fine mostro al patrone burbero i risultati




Dopo una riflessione cede e fa un pollice alto.












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